IL MESSAGGIO DI FATIMA

d.Emilio Gandolfo

Il messaggio di Fatima non è né poteva essere, diverso la quello di Gesù, quando in Galilea iniziò la sua missione. Egli andava dicendo: "Convertitevi e credete al Vangelo". Anche agli uomini del nostro tempo per, prima cosa vien chiesta la conversione dei cuore. Questa è sempre la prima condizione perché l'uomo possa credere al Vangelo ed entrare nel regno di Dio. Gesù ha detto che chi non accoglie il regno di Dio con l'animo di un bimbo, non può evitare in esso. Conversione del cuore e spirito d'infanzia coincidono. L'uomo deve presentarsi a Dio con la consapevolezza di trovarsi davanti a lui mani vuote e che Dio, come canta Maria nel Magnificat, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi i mani vuote. I ricchi son quelli che sono attaccati al denaro e al potere, sono sicuri di sé e confidano nella sapienza di questo mondo. Ecco perché Gesù esultò di gioia nello Spirito santo e disse "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli" (Lc 10,21). I poveri sono i piccoli, gli umili, quelli che nella scala sociale non contano nulla. E' a questi che egli rivela le cose che nasconde ai grandi e ai sapienza di questo mondo. Sono i piccoli che egli sceglie come confidenti e strumenti dei suoi disegni. Dice Bossuet che quando Dio vuole che un'opera sia tutta sua, prima riduce tutto all'impotenza e al nulla, poi egli agisce. Paolo dice che Dio sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, affinché nessuno possa gloriarsi davanti a Iui.

I tre pastorelli di Fatima sono i piccoli ai quali Maria si rivolge per rilanciare nel mondo il messaggio di salvezza. Che essi siano poveri lo dimostra il fatto che ancora in tenera età sono inviati a pascolare le pecore. Di scuola non si parla nemmeno, perché nel villaggio di Fatima non esisteva alcuna scuola. E se la Madonna chiede a Lucia d'imparare i leggere non è certo per farne un'intellettuale, anche se in tale richiesta si può cogliere il rispetto per la cultura e per tutti i valori umani. I pastorelli sono piccoli, non solo per la loro tenera età, ma perché il loro spirito d'infanzia e la capacità di stupore di fronte al mistero consente ad essi di accogliere il regno di Dio con l'animo di un bimbo, come un dono assolutamente gratuito. Sanno che nulla è loro dovuto, ma tutto sarà loro donato. La "piena di grazia", colei che per prima ottenne grazia presso Dio, li educa amorosamente trovando in loro piena docilità di cuore. Essi non cedono mai alla tentazione di tanti poveri, quella di diventare ricchi. Per istinto e per Grazia rifuggono dalla fama: l'ala della gloria di questo mondo non li sfiora nemmeno, perché non li sfiora mai l'idea di diventare personaggi. Diventano molto di più: potenti intercessori presso Dio per i più poveri, per i poveri peccatori. Essi sanno quello che il sarto dei villaggio apprende dalla predica dei cardinal Federigo, che la disgrazia non è il patire e l'esser poveri; la disgrazia è il far del male. Imparano alla scuola della creatura più santa a odiare il male e ad amare i peccatori con tenerissimo affetto, e a sacrificarsi per loro. Fin dalla prima apparizione nella Cova d'Iria, la Madonna chiede ai pastorelli di pregare per la conversione dei peccatori, e chiede che recitino il Rosario ogni giorno. Noi sappiamo che con la meditazione dei misteri della salvezza, il Rosario può diventare fina veri preghiera contemplativa, e tale diventò per Lucia, Francesco e Giacinta. Il Rosario è la preghiera dei poveri e, se vogliamo, la Bibbia pauperum. Ma a noi oggi, dopo il Concilio, che assieme alla Iiturgia ci ha fatto scoprire la Bibbia e anche i Padri della Chiesa, il Rosario come unica forma di preghiera appare un po' pochino. Ma si deve tener presente il contesto storico delle Apparizioni e l'ambiente culturale di Fatima.

Allora - siamo nel 1917 - noni solo in quel ambiente assai modesto, ma in generale in tutta la Chiesa la Bibbia era ancora un libro raro e sospetto. lo stesso nel 1930, all'età Lucia, lui affrettai a consegnare al parroco la Bibbia che mio padre aveva acquistato dai protestanti e che aveva cominciato a leggere. II parroco sotto i miei occhi gettò nel fuoco la Bibbia come un libro proibito. Perciò non mi scandalizza il fatto che la Madonna abbia chiesto ai tre pastorelli di recitare il Rosario come l'unica preghiera a loro possibile. Ma si sa che essi impararono a pregare silenziosamente raccogliendosi nella grotta del Cabeço, mentre le pecore erano al pascolo. Certo, oggi Lucia, l'unica superstite dei veggenti, al Carmelo di Coimbra conduce una vita contemplativa, che, secondo la spiritualità di Teresa d'Avila e di Giovanni della Croce, si alimenta della più pura linfa biblica. E se Francesco e Giacinta avessero avuto la fortuna e la grazia che abbiamo avuto noi. di vivere la meravigliosa stagione conciliare, sarebbero diventati, non meno di noi, avidi frequentatori della Parola di Dio; avrebbero imparato dalle loro pecore a "ruminarla" in continuazione gustandola profondamente. Essi sono stati portati via dalla "spagnola", l'epidemia che ha mietuto tante vittime anche da noi. Non sono stati risparmiati. E' rimasta soltanto Lucia, a raccontare le meraviglie dei Signore. Ma anche lei ha cominciato a parlare dopo un lungo silenzio di anni, e soltanto quando il vescovo le ordinò di parlare, scrivere e testimoniare.

Il privilegio celeste non procurò ai tre pastorelli alcun vantaggio terreno. Anzi, ebbero a soffrire molto anche in famiglia. A cominciare da parte di Maria Rosa, la mamma di Lucia, che fino all'ultimo si ostinò a pensare che sua figlia era bugiarda inducendo in inganno tanta gente: lei che aveva educato i suoi figli a non dire mai bugie, considerava Lucia colpevole della bugia peggiore, arrivando a considerarla "una santerella di legno tarlato". Senza contare gli interrogatori, le minacce e perfino la prigione, che tutti e tre dovettero subire da parte dell'autorità civile.

Vien da ricordare le prime parole che la Vergine rivolse a Bernardette di Luordes: "Non ti prometto di farti felice in questa vita, ma nell'altra". Lucia ebbe a sperimentare anche il tormento dei dubbio, il dubbio di essere ingannata dall'angelo delle tenebre, che sa mascherarsi in angelo di luce. "E se mi fossi ingannata? E se, ancor peggio, ingannassi tanta gente che accorre alla Cova d'Iria?".

Un tale dubbio non aveva risparmiato, anzi aveva tormentato anche Bernardetta, divenuta suor Bernarda a Nevers. quando si continuava a ricorrere a lei per dissipare dubbi o appagare curiosità. Certo, era un dubbio destinato a purificare sempre più il suo cuore. I pastorelli di Fatima, a loro volta, sono rimasti nella loro semplicità; non si sono mai montata la testa. Lucia, in particolare, condivide la convinzione di Bernardetta: "A che serve una scopa se non a scopare in casa? E quando si è finito di scopare, dove la si mette? sì mette dietro la porta. Questo è il mio posto, e ci sto bene".

Giungendo alla Coca d'Iria, sembra che Dio voglia dire a a me quel che disse a Mosè, quando, pascolando il gregge nel deserto del Sinai, si avvicinò al roseto ardente: "Togliti i sandali. perché questo luogo è santo". E' necessario deporre ogni presunzione di giudicare le vie di Dio, ma subito raccogliere l'anima nel silenzio sotto lo sguardo di Dio. Adorare, tacere, godere. Ma questo atteggiamento di sincera umiltà e di profondo rispetto noni può non essere accompagnato dalla convinzione che nulla si può aggiungere al Vangelo, ma questo dev'essere sempre riscoperto liberandolo dalle incrostazioni che l'abitudine, la pigrizia, l'incredulità o la paura sempre vi sovrappongono; accettandolo anche nella traduzione più impensata che in primo momento potrebbe far arricciare il naso a qualcuno.

Senza dimenticare che il regno di Dio non si manifesta in modo spettacolare. Infitti alla domanda posta dai farisei: "Quando viene il regno di Dio?", Gesù rispose: "il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: Eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!" (Lc 17,20-21). Colui che ha assicurato "Ecco, io sono con voi tutti i giorni" (Mt 28,20). garantisce che con la sua presenza il regno di Dio è già in mezzo a noi; e se ogni tanto compie qualche segno qua e là, è solo per richiamare l'attenzione a questa sua presenza silenziosa e nascosta. Ritornato a Canna, doveva compiuto il suo primo segno, Gesù fece capire che preferiva compierne il meno possibile, dicendo: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete" (Gv 4,48). Giovanni della Croce, richiamandosi a quanto il Padre disse ai tre discepoli sul monte della Trasfigurazione ("Questi è il Figlio mio, il prediletto.- ascoltatelo!" (Me 9,7), afferma che dopo di allora, dopo averci detto l'unica e definitiva parola, che è suo Figlio, Dio è rimasto come muto, perché non ha più nulla da dir. E sarebbe stolto da parte nostra - aggiunge il grande dottore mistico - chiedergli ancora visioni o rivelazioni. Potrebbe risponderci: "Ma se vi ho già detto tutto, ascoltate lui, e troverete in lui più di quanto cercate e desiderate".

Viene in mente anche quel elle Dio diceva per bocca dei profeta Atrio a quanti correvano da un santuario all'altro in cerca di emozioni, di miracoli, ma non di Dio: "Cercate me e vivrete! Noti rivolgetevi a Betel, non andata a Galgala, non passate a Bersabea... Cercate il Signore e vivrete" (Am 5,4-6). Non son diverse le ultime parole di Maria, rivolte ai servitori alle nozze di Cana: "Qualsiasi cosa vi dirà, fatela" (Gv 2,5'). E che altro chiede in ogni santuario l'umile serva del Signore, se non l'obbedienza al Vangelo? E che altro è la fede che salva, se non questo? Se il criterio per giudicare gli avvenimenti di Fatima è la loro corrispondenza al Vangelo, l'angelo apparso ai pastorelli crea una certa difficoltà. L'angelo apparve tre volte, nella primavera, nell'estate e nell'autunno dei 1916; evidentemente per preparali all'incontro con la Madonna nel 1917. Il suo primo e improvviso apparire suscitò nei bambini grande spavento. li messaggero celeste li rassicurò dicendo: "Non temete!". Le stesse parole che disse l'angelo ai pastori di Betlemme quando recò il lieto annuncio della nascita dei Salvatore; le stesse parole che pronunciò l'angelo Gabriele quando recò l'annuncio a Maria. L'angelo che apparve a Lucia, Francesco e Giacinta, si presentò come l'angelo della pace - si ricordi che in Europa infuriava quella guerra che e, papa Benedetto XV definì "inutile strage"- e come l'angelo custode del Portogallo. La prima e l'ultima volta l'angelo apparve in una località vicina ad Aljustrel dove abitavano i pastorelli, chiamata "Loca do Cabeço", una grotta che serviva di rifugio in caso d'intemperie e situata in mezzo ad un oliveto appartenente al padrino di Lucia. In quel luogo, oltre che alla Covi d'Iria, i pastorelli conducevano le pecore al pascolo. La seconda volta l'angelo apparve loro un giorno d'estate di quel medesimo anno. "Eravamo andati a passare la siesta in casa", racconta Lucia, "e giocavano su di fin pozzo che i miei genitori avevano nell'orto". lmprovvisamente compare l'angelo, che dice: "Cosa fate? Pregate, pregate molto".

Nelle parole dell'angelo si avverte un accento di rimprovero. Ma come si fa a dire a dei bambini di nove., otto e sei anni che stanno giocando "Cosa fate?", come se li avesse sorpresi a commettere una cattiva azione? Siamo in estate, nell'ora più calda dei giorno, le pecore sono al riparo dei sole, i genitori che al mattino si sono alzati molto presto per i lavori dei campi, stanno ora in casa a riposare: cosa fanno di male tre bambini se stanno giocando presso il pozzo all'ombra d'un leccio'? Forse che Gesù a Nazaret alla foro età non giocava con i suoi coetanei? Con tutto il rispetto dovuto agli angeli, questo angelo non dimostra molta comprensione verso i bambini. Direi che è perfino poco umano. Come risuta umano invece Gesti nel Vangelo!

Mi è accaduto proprio qui a Fatinia di proclamare il Vangelo in italiano durante la solenne messa domenicale presieduta dal vescovo. Ho letto ad alta voce in mezzo ad una grande assemblea il testo dì Marco che racconta la risurrezione della figlia di Giairo. Gesù si avvicina, prende per mano la bambina che si era addormentata nel sonno della morte e le dice: "Alzati!". La bambina si risveglia dal sonno della morte e subito esprime la sua gioia di vivere mettendosi a correre e a saltare. Prima dei Vangelo ho sentito cantare queste parole d'un salmo: "Tu, o Signore, hai cambiato la mia tristezza in danza". Il salmo esprime bene questa festa della vita, è un inno al Signore della vita. E non è forse una bella preghiera quella della bimba che, appena tornata in vita, si mette a correre e a saltare? Si dice che a san Luigi mentre stava giocando fu chiesto che cosa avrebbe fatto se in quel momento lo avesse sorpreso la morte. Rispose: "Continuerei a giocare". Bravo! Marco riferendo la scena della bambina che, ritornata in vita, si mette a correre e a saltare, osserva: "Aveva infatti dodici anni". Come a dire: Che altro si può fare a quell'età, se non correre e saltare? E poi l'evangelista riferisce un particolare che mette, bene in risalto il tratto umanissimo di Gesù. Ai genitori della bambina disse di darle da magiare (Me 5,38-43).

A differenza dell'angelo, Gesù è uomo come noi. Egli ci può aiutare perché è in grado di capire, ed è in grado di capire perché è passato attraverso la prova come noi. E' molto significativo il primo dei "segni" da lui compiuto alle nozze di Cana. li vino che allieta il cuore dell'uomo è simbolo della gioia messianica. Con quel dono Gesù ha inaugurato le sue nozze con l'umanità. Quel gesto dimostra che gli sta molto a cuore la gioia degli uomini. Nel momento di andare alla morte, assicurò: "Vi vedrò di nuove e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia" (Gv 16,22).

Certo, va tenuto presente che il Vangelo è molto più ricco del messaggio di Fatima. Questo si limita ad alcuni aspetti dimenticati dal nostro tempo: pone alcuni accenti destinati a risvegliare l'attenzione al messaggio integrale, e sarebbe pericoloso esagerarli a spese dell'equilibrio armoniose dell'insieme.

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